Le target therapy o “a bersaglio molecolare” sono il cuore della medicina personalizzata e il futuro nella lotta alle neoplasie. Si basano sul principio per cui il trattamento non viene deciso solamente in base ai segni e sintomi riportati dal paziente, ma tenendo anche in considerazione le sue caratteristiche genetiche e molecolari. La target therapy rappresenta un nuovo approccio terapeutico che si basa sull’identificazione di nuovi bersagli molecolari. L’azione dei farmaci sul bersagio specifico comporta infatti un rallentamento nella progressione di malattia.
I ricercatori hanno scoperto che le cellule di mieloma presentano caratteristiche peculiari.
Ad esempio, le cellule di mieloma esprimono proteine specifiche coinvolte nella crescita e nella
sopravvivenza delle cellule mielomatose, che rappresentano i target di alcune classi di farmaci
utilizzati per il trattamento del mieloma multiplo.19
Il DNA è il target di chemioterapici, chiamati agenti alchilanti, che sono impiegati
per la cura dei tumori.
Il DNA viene danneggiato, provocando come conseguenza principale il processo
chiamato “morte cellulare programmata” o “apoptosi”. Nelle cellule sane sono
presenti meccanismi di difesa atti a riparare i danni che possono verificarsi al DNA.
Nelle cellule tumorali, invece, questi meccanismi sono molto meno efficienti ed è
per questo che le cellule malate risultano essere particolarmente sensibili ai danni
provocati dagli agenti alchilanti. Gli agenti alchilanti comprendono ad esempio
melfalan, ciclofosfamide e bendamustina.2,13,24-29
L’enzima chiamato istone deacetilasi (HDAC) è coinvolto nell’attivazione e disattivazione dei geni all’interno delle cellule. Gli inibitori di questo enzima permettono di arrestare la moltiplicazione e la crescita delle cellule tumorali. Panobinostat è un inibitore che svolge un’azione mirata contro l’HDAC.30
Il proteasoma è una struttura della cellula che provvede alla degradazione delle proteine. Gli inibitori del proteasoma bloccano l’eliminazione delle proteine all’interno delle cellule e risultano tossici per le plasmacellule tumorali, portandole così a “morte cellulare programmata”. Gli inibitori del proteasoma includono: bortezomib, carfilzomib e ixazomib9